Tra una riunione e l’altra, tra un workshop e una campagna lanciata, tra una strategia e una fiera, sto facendo ordine.
In tutto questo riordinare mi sono imbattuta in un report interessante sul benchmarking salariale nel marketing B2B, pubblicato da Exit Five.
Ne ho estratto 5 informazioni utili sia per chi è marketer sia per chi, un marketer, vorrebbe assumerlo.
🔁 Se lavori nel marketing B2B: usa queste informazioni per valutare a che punto ti trovi e le possibilità di crescita.
🔁 Se sei imprenditore o imprenditrice: usa queste informazioni per ragionare, in modo lucido e con un ottica di medio/lungo termine, sul tuo team di marketing.
(Le mie considerazioni le trovi in corsivo, vicino all’emoji del fumetto)
👇 Eccole.
1. L’Europa è indietro.
Partiamo dai compensi, dai soldi. Soldi di cui in Italia si fa - ancora e purtroppo - fatica a parlare.
Negli Stati Uniti lo stipendio medio di un marketer B2B (inteso proprio come la media del pollo di Trilussa, indipendentemente dal ruolo ed esperienza) è di 156.438 dollari. In Europa siamo a 80.041, nel Regno Unito, la media salariale è di 90.330 dollari.
Certo il contesto è diverso, il costo della vita varia da Paese a Paese e dobbiamo considerare il cambio valuta. Al netto di queste valutazioni, il segnale è chiaro, lavorare nel marketing B2B nel nostro Paese “rende meno”.
Anche il mercato UK, a cui notoriamente si guarda con invidia, non si traduce, in realtà, in retribuzioni sensibilmente migliori.
2. Product Marketing vs Brand & Communication
I ruoli di Product Marketing registrano lo stipendio medio più alto.
Non sorprende: i Product Marketer svolgono un ruolo cruciale nel collegare i diversi reparti dell’organizzazione (Sales, Tech, R&D) , ed è per questo che vengono valorizzati maggiormente.
Subito dopo troviamo i ruoli di Comunicazione e Branding ma c’è una particolarità: questi ruoli presentano una forbice molto più alta tra stipendio minimo e massimo. C’è meno uniformità.
💬 Tradotto: 1) le competenze trasversali sono valorizzate più delle specializzazioni verticali. 2) Investire nel branding è ancora un fattore molto soggettivo che non tutte le aziende colgono.
3. I marketer T-shaped valgono di più
I ruoli con competenze trasversali (i cosiddetti T-shaped) risultano mediamente meglio retribuiti.
Nel B2B non conta tanto la specializzazione, quanto la capacità di collegare strategia ed esecuzione, la collaborazione con altri reparti e la visione di insieme.
Chi sa parlare di prodotto, vendite, redditività, dati e creatività – anche senza essere specialista in tutto – porta più valore. Ed è meno facilmente sostituibile.
💬 Vale la pena chiedersi:
marketer: sto sviluppando anche competenze orizzontali o mi sto chiudendo in una sola specialità?
Datore di lavoro: che tipo di competenze strategiche mi serve internalizzare *davvero* in questo momento?
3. Le PMI pagano meglio di quanto pensi
Le aziende da 25 a 50 dipendenti offrono spesso stipendi competitivi anche rispetto a realtà più strutturate. I motivi sono diversi ma uno che spicca è proprio perché faticano a trovare risorse valide e necessitano di attrarre profili con esperienza.
Nel B2B, quindi, non sempre organizzazione più “grande” significa “stipendio migliore”.
💬 Se sei un marketer in fase di cambio azienda e cerchi un aumento di stipendio, tieni d’occhio anche le offerte da aziende delle PMI: potrebbero sorprenderti.
4. Il middle management domina
Manager, Lead, Specialist: sono i ruoli più rappresentati in Europa.
I livelli VP (Vice President) e CMO (Chief Marketing Officer) sono poco frequenti – e quando ci sono - spesso hanno stipendi comunque molto più bassi dei colleghi d’oltreoceano.
💬 Questo conferma che la crescita verticale è più lenta e meno valorizzata nel nostro continente.
In Italia questo è abbastanza logico se pensiamo che il “tessuto aziendale” è formato principalmente da PMI e la loro struttura organizzativa è più piatta.
5. Non si percepiscono prospettive di crescita
Il punto nr. 5 è un tasto dolente. Il 64% dei marketer B2B europei non vede un chiaro percorso di crescita nella propria azienda.
Questo ha un impatto diretto sulla motivazione e sulla retention: chi non ha una direzione, spesso cerca un’uscita (e se ne va dall’azienda).
Ciò che conta non è solo “salire di livello”. È sapere dove stai andando, quali competenze ti serviranno, e se l’azienda in cui lavori può supportarti in quel percorso.
💬 Domande utili da farsi
Se sei un marketer: l’ambiente in cui mi trovo, mi aiuta a crescere?
Se sei un datore di lavoro: come posso contribuire alla crescita delle persone che lavorano nel marketing? Quali competenze posso contribuire a sviluppare con un adeguato piano di formazione?
Cosa fare
Come marketers, capire dove ci troviamo – nel mercato, nell’organizzazione, nel nostro percorso – è fondamentale per fare scelte strategiche e decidere come investire in formazione, in sviluppo, o in un cambio di direzione.
La consapevolezza del contesto è il primo passo per costruire una carriera allineata al proprio valore (e non solo al proprio ruolo).
Come datori di lavoro, cercare le persone con le competenze più adatte alla propria azienda è una delle attività più complesse.
E, ancora più difficile è fare in modo che le persone giuste rimangano.
Per questo occorre guardare oltre: oltre in termini temporali - senza ragionare solo sul cosa serve ora ma sulle potenzialità - e oltre in termini di sviluppo, per offrire una prospettiva di crescita che sia di valore per il dipendente e utile e proficua per il futuro dell’azienda.
PASSAPAROLA DIGITALE (cose interessanti che condivido)
🟡Piacere a tutti e non piacersi affatto (e il bias del pavone) Qui.
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🔵Non ho paura che l'IA mi rubi il lavoro. Ho paura che metta in evidenza quanto poco senso avesse il mio lavoro fin dall'inizio.
SMILE PLEASE :-)
Grazie di aver letto “Frazioni!
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